Il Teatro Povero di Monticchiello, un’iniziativa culturale che da ben 59 anni coinvolge gli abitanti del borgo, continua a rappresentare un importante punto di riferimento estivo per la comunità. Ogni anno, i residenti scrivono, realizzano e recitano un autodramma, come lo definì il regista Giorgio Strehler, affrontando temi di grande rilevanza sociale e culturale. Quest’anno, la nuova produzione dal titolo “La casa silente” ha debuttato e sarà in scena fino al 14 agosto 2025. Questo evento si svolge nel suggestivo borgo medievale di Monticchiello, situato in Val d’Orcia, nelle vicinanze di Pienza, un luogo che merita sicuramente una visita.
Il contenuto di “la casa silente”
La trama di “La casa silente” si sviluppa in un futuro distopico, precisamente nel 2059, in un contesto in cui il teatro è ormai scomparso e le abitazioni vengono vendute a prezzi esorbitanti a turisti facoltosi. Nel borgo, i pochi anziani rimasti vivono sotto il controllo di un sistema oppressivo simile a quello del Grande Fratello, che protegge i nuovi residenti. Questi anziani, costretti a comprare e tenere in casa la propria bara, vedono le loro abitazioni trasformarsi in luoghi silenziosi e isolati. Se non si fanno sentire per 15 giorni, il governo provvede a requisire le loro case.
Il fulcro della narrazione è rappresentato dalla casa di Tacito, un personaggio che riporta alla luce documenti e oggetti legati al passato del teatro, stimolando una ribellione tra gli anziani contro un sistema che li costringe alla solitudine in case automatizzate. Anche i pochi bambini che nascono nel borgo sono soggetti a rigidi controlli e regole imposte dai Facilitatori, che cercano di proteggerli da ogni pericolo, isolandoli ulteriormente.
La rappresentazione e l’evoluzione del teatro povero
Negli ultimi quattro anni, il Teatro Povero ha intrapreso un percorso di rinnovamento, puntando a migliorare la qualità delle rappresentazioni e coinvolgendo attivamente le nuove generazioni. La qualità della recitazione è notevolmente aumentata, grazie all’impegno dei registi Giampiero Giglioni e Manfredi Rutelli, che hanno lavorato intensamente per garantire una performance coinvolgente e ben ritmata. Gli attori, evidentemente soddisfatti del loro lavoro, riescono a trasmettere un messaggio profondo e personale, rendendo la rappresentazione ancora più significativa.
Dopo lo spettacolo, è possibile approfondire la connessione con gli interpreti cenando alla Taverna del Bronzone, un locale aperto dagli stessi abitanti del borgo, dove è possibile gustare piatti tipici della tradizione locale durante il periodo delle rappresentazioni. Questo non solo arricchisce l’esperienza culturale, ma permette anche di creare un legame diretto tra il pubblico e gli artisti, rendendo l’evento ancora più memorabile.