I dazi più significativi della nostra esistenza

Ivan Lombardo

Luglio 27, 2025

Il 1° agosto 2025 rappresenta una data cruciale per le nuove politiche economiche dell’amministrazione Trump, in particolare riguardo ai dazi sulle esportazioni provenienti dall’Europa. Questo termine, che ha acquisito sempre maggiore rilevanza nel dibattito pubblico, invita a riflettere su un tema più ampio: le imposte, per lo più indirette, che ci troviamo a pagare o a far pagare, spesso senza esserne pienamente consapevoli.

I dazi imposti dalla vita quotidiana

Quali sono i tributi che la vita ci impone? E quali, invece, sono quelli che infliggiamo noi stessi? Si tratta di un dazio emotivo, come quello che deriva dalla partecipazione a eventi scolastici, dove si finge entusiasmo per non deludere i nostri figli. C’è poi il dazio relazionale, che ci costringe a mostrare felicità in contesti lavorativi o sociali che, in realtà, risultano poco gratificanti. Infine, non possiamo dimenticare il dazio fisico: il dover raccogliere i giochi dei bambini al mattino e affrontare la giornata con il peso delle loro necessità sulle spalle. Questi aspetti quotidiani, ben più delle politiche commerciali, rappresentano le vere sfide.

Durante questa estate, come in quelle passate, è emerso un altro dazio silenzioso che merita attenzione: quello che imponiamo ai nostri genitori. I nonni, in quanto pilastri del nostro welfare familiare, si trovano spesso a dover affrontare ritmi di vita insostenibili, non per accordi internazionali, ma per le scelte che facciamo quotidianamente.

Il ruolo dei nonni nella vita familiare

Ogni anno, con l’arrivo di giugno, le famiglie italiane si trovano a dover affrontare il dilemma dell’organizzazione estiva. Con oltre 15 settimane di chiusura scolastica, i genitori si ritrovano a cercare disperatamente soluzioni, e il piano N, che sta per nonni, diventa la risposta automatica per milioni di italiani. In un Paese che invecchia e si svuota di bambini, ci presentiamo come genitori moderni e ben organizzati, ma ogni estate dipendiamo dal supporto di quei nonni, che con il loro affetto e disponibilità, si offrono di prendersi cura dei nipoti.

I dati parlano chiaro: oltre un milione di nonni si è mobilitato in questo periodo per accompagnare i nipoti in vacanza, da nord a sud, sollevando interrogativi sulla natura di questa solidarietà familiare. È un gesto di amore o una necessità imposta? Molti di questi nonni non sono i pensionati attivi che ci immaginiamo, ma persone che affrontano sfide quotidiane, come dimostra la storia del signor Luigi, 78 anni, che, nonostante le sue limitazioni fisiche, si dedica con entusiasmo ai nipoti, anche se il suo sguardo tradisce la fatica.

Il costo del supporto familiare

È fondamentale non trascurare il fatto che per molti nonni, prendersi cura dei nipoti rappresenta una fonte di gioia e un modo per sentirsi utili. Tuttavia, è importante riconoscere che questo meccanismo, inizialmente virtuoso, si è trasformato in un costo fisso che grava sulle loro spalle. La longevità e la nonnità si sono estese, ma ciò ha comportato un aumento delle aspettative nei loro confronti. Secondo il Censis, il 71% delle donne e il 57% degli uomini affermano che il lavoro di cura è fonte di stress. Anche i nonni, pur non esprimendolo, iniziano a percepire il peso di tali responsabilità.

Noi, figli adulti e genitori tardivi, abbiamo atteso a lungo prima di avere figli, spesso per motivi legittimi. Tuttavia, questo ha comportato un dazio immeritato per i nostri genitori, che si trovano a dover gestire un carico di responsabilità crescente. Le gravidanze, definite “preziose” dai ginecologi, sono spesso il risultato di scelte tardive, che ricadono sulle spalle di chi avrebbe dovuto godere di un meritato riposo.

Riflessioni sul futuro e sulle responsabilità familiari

Come possiamo interrompere questa catena di responsabilità che grava sui nostri genitori anziani? È essenziale concedere loro una pensione dignitosa, che non si traduca in un calendario fitto di impegni per i nipoti. Mentre i dazi economici aumentano, dovremmo impegnarci a ridurre quelli familiari, prendendo consapevolezza del costo silenzioso che infliggiamo a chi ci ha cresciuto. Un semplice “grazie” non basta; sono necessarie politiche migliori, servizi efficienti e una maggiore consapevolezza dei limiti del welfare familiare.

La vecchiaia, specialmente quando si è in buona salute, dovrebbe rappresentare un periodo di libertà e non di supplenza. La longevità non deve diventare sinonimo di sacrificio, e la società deve fare uno sforzo per garantire che i nonni possano godere di questo tempo senza sentirsi oppressi dalle responsabilità familiari.