Cold case: la Polizia Scientifica annuncia progressi nella raccolta di DNA da guanti utilizzati

Ivan Lombardo

Luglio 26, 2025

Mario Botta, direttore della sezione analisi investigativa della Polizia Scientifica, ha recentemente condiviso con l’Adnkronos gli straordinari progressi compiuti dalla genetica forense negli ultimi decenni. In un’intervista rilasciata il 26 luglio 2025, Botta ha evidenziato come le tecniche moderne consentano di estrarre il DNA anche da piccole quantità di materiale biologico, come le cellule epiteliali. Questi sviluppi hanno reso possibile rivedere e risolvere casi precedentemente considerati irrisolvibili.

Progressi nella genetica forense

Negli ultimi anni, la genetica forense ha conosciuto una vera e propria rivoluzione. Mario Botta ha sottolineato che, grazie ai nuovi metodi, è possibile analizzare reperti che un tempo non avrebbero fornito risultati utili. Un esempio emblematico è rappresentato dal caso di un delitto avvenuto negli anni Novanta, la cui soluzione è stata possibile solo grazie all’estrazione del DNA da un guanto utilizzato. Questa capacità di recuperare informazioni biologiche da materiali che prima venivano scartati ha aperto nuove strade per le indagini.

Botta ha spiegato che l’Unità Delitti Insoluti, istituita nel 2009, gioca un ruolo fondamentale nel riesaminare i casi archiviati. Questo gruppo di lavoro, composto da investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Polizia Scientifica, combina tecniche di investigazione tradizionale e scientifica. Analizzando i fascicoli e le scene del crimine, gli investigatori possono ricostruire le dinamiche degli eventi, utilizzando anche ricostruzioni tridimensionali. Questo approccio innovativo ha permesso di formulare nuove ipotesi e di valutare se sia possibile effettuare ulteriori accertamenti genetici.

Riscoperta di casi irrisolti

Nella risoluzione dei delitti irrisolti, un altro aspetto cruciale è rappresentato dall’analisi delle impronte digitali. Grazie a strumentazioni avanzate, è oggi possibile mettere in evidenza dettagli di frammenti di impronte che in passato non erano percepibili. Questo ha consentito l’inserimento di tali dati nella banca dati A.P.F.I.S., facilitando l’identificazione dei soggetti coinvolti in crimini. Botta ha ricordato come, in diverse occasioni, questa pratica abbia portato alla riapertura di indagini chiuse da anni.

In aggiunta, la Banca Dati Nazionale del DNA, attivata nel 2017, si è rivelata un supporto fondamentale per le indagini. Questa banca raccoglie profili di persone condannate o indagate, insieme a profili “ignoti” estratti dai reperti. Grazie a questo strumento, profili genetici che in passato non avevano fornito risultati utili sono stati in grado di generare corrispondenze positive, riaprendo casi che erano rimasti senza colpevole per lungo tempo.

Strumenti innovativi per le indagini

Oltre alla genetica, anche le tecniche balistiche hanno visto un significativo progresso. La banca dati I.B.I.S. consente il confronto automatico tra bossoli e proiettili rinvenuti sulle scene del crimine. Ogni arma da fuoco lascia una sorta di “impronta digitale” sui proiettili e bossoli, permettendo di collegare eventi criminosi anche a distanza di anni. Questo strumento ha dimostrato di essere estremamente utile per ricostruire la sequenza di eventi legati a crimini.

Un ulteriore strumento innovativo è il S.A.R.I., Sistema Automatico Riconoscimento Immagini, che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per confrontare volti presenti in fotografie e filmati con quelli di soggetti già registrati. Sebbene il software fornisca un elenco di possibili corrispondenze, la verifica finale è sempre affidata a un esperto in comparazioni fisiognomiche, garantendo così la massima accuratezza nell’identificazione.

Le innovazioni nella polizia scientifica continuano a trasformare il modo in cui vengono condotte le indagini, rendendo possibili risultati che fino a pochi anni fa sembravano irraggiungibili.