L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a sollevare interrogativi e nuove indagini. Recentemente, l’attenzione si è concentrata su un’impronta di mano rinvenuta sul muro, che ha riacceso i riflettori sulla vicenda. La Procura di Pavia, guidata dal procuratore capo Fabio Napoleone, ha cercato di presentare questa traccia come una prova cruciale nel caso, mentre il nuovo indagato, Andrea Sempio, si è sottratto all’interrogatorio fissato per il 20 maggio 2025.
La controversia sull’impronta di mano
L’impronta, identificata come numero 33, è tornata al centro del dibattito dopo che esperti incaricati dalla Procura e dalla difesa di Sempio hanno presentato le loro conclusioni. Gli esperti scelti da Alberto Stasi, condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata, hanno sostenuto che l’impronta fosse intrisa di sangue e sudore, un’ipotesi contestata dalla Procura. Quest’ultima ha affermato che non esistono prove di sangue sull’impronta e che il colore rosso visibile nelle fotografie è dovuto all’uso della ninidrina, un reagente chimico utilizzato per evidenziare le tracce.
Nel 2007, i Ris di Parma avevano già esaminato l’impronta, escludendo la presenza di sangue attraverso un test specifico. Tuttavia, l’identità della persona che ha lasciato quella traccia rimane un mistero. Nonostante le indagini siano proseguite per anni, l’intonaco che conteneva l’impronta non è più disponibile per ulteriori analisi biologiche, complicando ulteriormente la situazione.
La posizione della Procura di Pavia
La Procura di Pavia ha recentemente incaricato i dattiloscopisti Giampaolo Iuliano e Nicola Caprioli di analizzare l’impronta di Sempio, che è stata rinvenuta a pochi gradini dal corpo di Chiara Poggi. Gli esperti hanno identificato 15 punti di corrispondenza, suggerendo che il sospettato avesse toccato il muro mentre si avvicinava alla vittima. Tuttavia, il procuratore Napoleone ha chiarito che non è possibile confermare la presenza di sangue sull’impronta 33.
Il procuratore aggiunto Stefano Civardi ha sottolineato che l’intonaco grattato è stato utilizzato per indagini biologiche e che non ci sono reperti disponibili per ulteriori accertamenti. Questo ha portato a una situazione di stallo, in attesa di una decisione da parte del giudice competente.
Le tesi dei consulenti di Sempio e della famiglia Poggi
Dall’altra parte, i consulenti di Andrea Sempio, Luigi Bisogno e l’ex generale del Ris Luciano Garofano, hanno messo in dubbio l’attribuzione dell’impronta all’indagato. Hanno sostenuto che l’impronta numero 33 non presenta un numero sufficiente di corrispondenze valide per poterla attribuire in modo certo a Sempio. Secondo loro, le evidenze indicate dai consulenti della Procura potrebbero derivare da interferenze murarie, piuttosto che da strutture papillari reali.
Anche i consulenti della famiglia Poggi, Calogero Biondi e Dario Redaelli, hanno concordato sul fatto che l’impronta non appartenga a Sempio. Hanno descritto l’impronta come proveniente da una mano “in movimento, sudata, magari sporca, ma non insanguinata”. La divergenza di opinioni tra le varie parti coinvolte rende la situazione ancora più complessa, mentre il caso continua a suscitare un forte interesse pubblico e mediatico.