L’altro Andrea Camilleri: il percorso da San Calogero all’intelligenza artificiale

Diletta Rossi

Luglio 25, 2025

Andrea Camilleri, uno dei più grandi autori italiani, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario. Il 1° settembre 2025 si celebra il centenario della sua nascita, un evento che Castelvecchi ha deciso di commemorare ripubblicando l’intervista condotta nel 2011 da Francesco De Filippo. Questo volume, intitolato “Di pianeti e di uomini”, offre uno spaccato autentico e senza filtri della vita e del pensiero di Camilleri.

Nato il 1° settembre 1925, proprio all’inizio della festa di San Calogero, Camilleri ha vissuto un’infanzia segnata dalla perdita di due fratelli. Nell’intervista, il maestro racconta non solo la sua vita, ma anche le sue riflessioni su temi di grande attualità. De Filippo, nella sua introduzione, evidenzia come, nonostante siano trascorsi quasi 15 anni dalla registrazione dell’intervista, molti dei temi affrontati rimangano rilevanti. Camilleri discute di eventi globali come il cambiamento climatico, i conflitti violenti, le crisi economiche e la pandemia, suggerendo che le esperienze umane tendono a ripetersi ciclicamente.

Le riflessioni di Camilleri sul mondo contemporaneo

Durante il dialogo, Andrea Camilleri affronta questioni di rilevanza politica e sociale. Parla del dittatore Vladimir Putin e della situazione politica italiana, esprimendo scetticismo riguardo alla possibilità di una vittoria della destra, in particolare riferendosi a Gianfranco Fini. Inoltre, il maestro si sofferma sull’intelligenza artificiale, riconoscendo i suoi aspetti positivi, e critica un capitalismo che considera eccessivo e distruttivo. La sua visione dell’Europa è segnata da una consapevolezza critica, definendola “nata sotto il segno della moneta”, un giudizio che riflette la sua profonda cultura e il suo approccio filosofico ai problemi contemporanei.

Camilleri non si limita a essere l’autore di Montalbano, ma si rivela un pensatore acuto, un cittadino del mondo con una visione ampia e profonda. La sua saggezza non è quella convenzionale, ma è piuttosto un’analisi lucida delle fragilità del mondo attuale. Riconosce che viviamo in un’epoca precaria, dove il rischio di un crollo è palpabile e la salvezza sembra lontana. Tuttavia, il suo ottimismo è palpabile, alimentato dalla speranza e dall’impegno verso un futuro migliore.

Il lascito di Camilleri e la sua visione della morte

Nell’intervista, De Filippo chiede a Camilleri quale sia il suo lascito. La risposta del maestro è profonda e toccante: “Vorrei morire sapendo di lasciare i miei figli, nipoti e pronipoti in un mondo di pace”. Questa affermazione mette in luce la sua preoccupazione per le generazioni future e il desiderio di un’eredità di serenità. Camilleri, che ha perso la vista, riflette su come questa esperienza gli abbia conferito una maggiore chiarezza di visione.

Quando si parla della morte, Camilleri risponde con tranquillità: “Non mi fa paura”. La sua concezione della vita e della morte è pragmatica; non teme l’oblio, affermando che “niente di me resterà” e che sarà dimenticato come tanti altri scrittori, anche più celebri. Questa accettazione della mortalità riflette un’introspezione profonda e una serenità che caratterizzano il suo pensiero.

L’intervista di Francesco De Filippo a Andrea Camilleri non è solo un ricordo di un grande autore, ma un’importante testimonianza della sua visione del mondo, delle sue preoccupazioni e delle sue speranze per il futuro. La ripubblicazione di “Di pianeti e di uomini” offre una preziosa opportunità per riconsiderare l’eredità culturale di Camilleri in un’epoca che continua a confrontarsi con le sfide del presente.