La New York Historical Society ha recentemente acquisito l’archivio di Bill Cunningham, il noto fotografo del New York Times, che ha dedicato oltre quarant’anni a documentare la moda di strada a New York. Questo importante fondo, composto da decine di migliaia di foto, negativi e diapositive, rappresenta un tesoro inestimabile per la storia culturale della città .
La storia di bill cunningham
Bill Cunningham, scomparso nel 2016 all’età di 87 anni, ha lasciato un’eredità duratura nel mondo della fotografia. Solo ora, nel 2025, il suo vasto archivio ha trovato una sede adeguata, dopo essere stato conservato per anni dalla nipote e amministratrice testamentaria, Patricia Simonson. La collezione, il cui valore supera il milione di dollari, sarà ospitata nella Tang Wing for American Democracy e sarà accessibile al pubblico a partire dal prossimo anno. Una prima esposizione, prevista entro dicembre, offrirà un’anteprima del suo lavoro, concentrandosi in particolare sui gala e sugli eventi beneficenti che ha immortalato nel corso della sua carriera.
Il contributo alla moda
Louise Mirrer, presidente della New York Historical Society, ha affermato che “Bill ha trasformato la moda in antropologia culturale”. La sua capacità di catturare l’essenza della città in ogni angolo di Manhattan ha reso il suo lavoro unico. Con la sua bicicletta, Cunningham si fermava per ritrarre non solo il lusso e l’alta società , ma anche scene quotidiane e momenti di vita che lo colpivano, che si trattasse di un evento elegante o di un’atmosfera più informale.
Le origini e la carriera
Originario di Boston, Cunningham si trasferì a New York nel 1948 all’età di diciannove anni. Per decenni ha curato la popolare rubrica “On The Street” per il New York Times, diventando un simbolo della città stessa. Era comune vederlo scattare foto ai passanti, specialmente all’angolo tra la Fifth Avenue e la 57esima strada, dove nel 1978 catturò l’immagine iconica di Greta Garbo e Marella Agnelli avvolte in pellicce.
Un pioniere della moda
Cunningham è stato pionieristico nel portare l’attenzione su stilisti come Azzedine Alaia e Jean Paul Gaultier negli Stati Uniti. Frequentava sfilate e cene di gala, ma la sua vera passione era immortalare la moda autentica che si manifestava sui marciapiedi di Manhattan. La celebre editrice di Vogue, Anna Wintour, lo ha descritto come “la ragione per cui ci vestiamo”, evidenziando così l’impatto che il suo lavoro ha avuto sulla percezione della moda nella società contemporanea.