Eleganza e ironia surreale: il mondo fotografico di Rodney Smith

Diletta Rossi

Luglio 22, 2025

Un “ansioso solitario” che trovava conforto nel catturare immagini, considerandole un mezzo per “riconciliare il quotidiano con l’ideale”. Così si definiva Rodney Smith, il celebre fotografo newyorkese che avrà una monografica in Italia a Palazzo Roverella, a Rovigo, dal 3 ottobre 2025 fino al 1 febbraio 2026. Questa esposizione rappresenta un ulteriore capitolo nella rassegna dedicata ai grandi maestri della fotografia, che la sede espositiva ha già onorato con mostre su figure illustri come Robert Doisneau, Robert Capa, Tina Modotti e Henri Cartier-Bresson. La mostra, intitolata “Rodney Smith, Fotografia tra reale e surreale”, è curata da Anne Morin e prodotta da Silvana Editoriale. Essa presenta circa un centinaio di opere suddivise in sei sezioni tematiche, evidenziando l’estetica distintiva dell’artista, caratterizzata da un “raffinato connubio di eleganza classica, composizione rigorosa e ironia surreale”, paragonata alle opere del pittore René Magritte.

La tecnica e la visione di Rodney Smith

Le fotografie di Rodney Smith si contraddistinguono per l’uso esclusivo di pellicola e luce, senza alcun ritocco digitale. L’artista ha sempre prestato particolare attenzione alla cura artigianale e alla precisione formale, elementi che rendono le sue opere uniche. “Mi fido del mio istinto per arrivare al cuore del problema. Una volta trovata il posto giusto e la luce giusta, tutto il resto scaturisce da lì”, dichiarava Smith, esprimendo così il suo approccio alla fotografia. Nato nel 1947 e scomparso nel 2016, Smith ha iniziato a sviluppare la sua passione per la fotografia in giovane età. Ha avuto la fortuna di essere allievo di Walker Evans e di trarre ispirazione da grandi nomi come Ansel Adams, Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson e William Eugene Smith.

Nel corso della sua carriera, ha collaborato con importanti testate giornalistiche come Time, Wall Street Journal, The New York Times e Vanity Fair. La sua fotografia di moda, in particolare, gli ha fruttato notevoli riconoscimenti, lavorando con marchi di prestigio come Ralph Lauren, Neiman Marcus e Bergdorf Goodman. La curatrice della mostra sottolinea come l’estetica di Smith presenti evidenti parallelismi con il cinema, richiamando alla mente opere di registi come Alfred Hitchcock, Terrence Malick e Wes Anderson, così come leggende del cinema muto come Buster Keaton, Charlie Chaplin e Harold Lloyd.

Il linguaggio della fotografia di Smith

Rodney Smith, uomo di cultura e studioso di teologia e filosofia, ha trovato nella fotografia il suo linguaggio espressivo più autentico. Le sue immagini riescono a “catturare il mondo con humour, grazia e ottimismo”. Con uno stile inconfondibile, ha affinato la percezione, portando ordine in un contesto spesso caotico. Le fotografie di Smith non solo stupiscono, ma affascinano e intrigano, conducendo l’osservatore in regni poetici di riflessi e riflessioni. I luoghi immaginari che rappresenta evocano un senso di benessere, invitando chi li osserva a sorridere e a lasciarsi andare a sentimenti di tenerezza e meraviglia. “Mi avventuro nel mondo per respirare la sua dubbia reputazione e il suo umorismo, per vedere più chiaramente, per cercare finalità e conoscenza”, affermava Smith, sottolineando la sua curiosità e il suo desiderio di esplorare.

Ogni immagine, realizzata con la precisione di un orafo, rappresenta un tentativo di ricreare una “armonia divina” e di raggiungere uno stato superiore, seppur per un breve momento. Ogni scatto è etereo ed estatica, capace di sedurre l’occhio con la sua grazia, raffinatezza e l’accostamento di forme e colori. Smith ha iniziato a lavorare con il colore solo nel 2002, affermando: “Dopo quarantacinque anni e migliaia di rullini, provo ancora questo amore incondizionato per la pellicola in bianco e nero. Tuttavia, ho cambiato idea e ho cominciato a scattare anche a colori. Ogni approccio ha una funzione diversa per me, ma non c’è nulla come l’intensità del bianco e nero”.