Il 21 luglio 2025, il portavoce della Onlus Pro Vita & Famiglia, Jacopo Coghe, ha espresso commenti incisivi riguardo alla recente sentenza della Corte Costituzionale italiana. Questa decisione ha stabilito che una lavoratrice, madre intenzionale in una coppia di donne registrate come genitori nei registri dello Stato Civile, ha diritto al congedo obbligatorio di paternità.
Il commento di Jacopo Coghe
Coghe ha descritto la sentenza come un esempio lampante della confusione generata dalle ideologie di genere all’interno del sistema giuridico e sociale italiano. La Corte ha riconosciuto che la figura della seconda madre in una coppia omosessuale ha diritto a beneficiare di un congedo che tradizionalmente è riservato ai padri. Questo cambiamento, secondo il portavoce, segna un passo significativo nella ridefinizione delle dynamiche familiari e dei diritti connessi.
La reazione della società
Coghe ha sottolineato come l’attuale situazione legale rappresenti una rottura con il concetto di diritto naturale e scientifico, affermando che l’idea di genitorialità è stata distorta. Secondo lui, la progressiva equiparazione delle coppie omosessuali alle famiglie tradizionali, l’uso di termini come “genitore 1” e “genitore 2” sui documenti ufficiali e l’accettazione di situazioni in cui due madri o due padri possono registrare figli nati attraverso metodi non convenzionali, hanno portato a una confusione che colpisce i più vulnerabili: i bambini.
Coghe ha dichiarato che questa confusione ha effetti negativi sui diritti dei minori, i quali, a suo avviso, vengono privati della possibilità di conoscere le loro figure genitoriali biologiche. La questione del congedo di paternità per una donna, in questo contesto, è vista come una conseguenza diretta di una serie di riforme che, secondo lui, hanno abbandonato la realtà biologica in favore di una visione più ideologica delle relazioni familiari.
Il dibattito generato dalla sentenza della Corte Costituzionale ha sollevato opinioni divergenti all’interno della società italiana. Da un lato, i sostenitori dei diritti LGBTQ+ vedono in questa decisione un progresso significativo nella lotta per l’uguaglianza e il riconoscimento legale delle famiglie omogenitoriali. Dall’altro, le organizzazioni come Pro Vita & Famiglia temono che tali cambiamenti possano compromettere i valori tradizionali e i diritti dei bambini.
La Corte ha emesso la sentenza in risposta a un ricorso presentato da una coppia di donne, il quale ha sollevato questioni di uguaglianza e diritti civili. La decisione, che ha fatto il giro dei media, ha stimolato una discussione più ampia su come la legge italiana stia evolvendo in relazione alle famiglie moderne e alle diverse forme di genitorialità.
La questione non si limita solo al diritto al congedo, ma si estende a una riflessione più profonda su come la società percepisce e riconosce le diverse configurazioni familiari. La sentenza della Corte Costituzionale potrebbe rappresentare un punto di svolta, portando a ulteriori cambiamenti legislativi e sociali nei prossimi anni.