Il regista Giorgio Caporali ha presentato il suo primo lungometraggio, intitolato L’arca, al pubblico italiano. Il film, distribuito da World Movies e in programmazione dal 21 luglio 2025 nei cinema UCI, rappresenta un’opera profondamente personale, in cui l’autore ha voluto inserire numerosi giovani talenti che, secondo lui, non hanno ancora trovato il giusto spazio per esprimersi nel panorama cinematografico nazionale.
Un’opera d’amore e di speranza
Durante un’intervista con Adnkronos, Caporali ha descritto L’arca come una vera e propria “lettera d’amore alla vita e ai sogni dei giovani”. Il regista, 27enne, ha voluto utilizzare il suo film per affrontare un tema delicato: il dolore e la lotta dei giovani in Italia, costretti a lasciare il proprio paese per cercare opportunità altrove. “Non è giusto che i nostri giovani debbano andare via per trovare un lavoro che rispecchi le loro capacità”, ha affermato. Con questo lungometraggio, Caporali intende dare voce a chi si sente emarginato e privo di opportunità.
Il film è un mix di elementi autobiografici e di fantasia, con riferimenti al mondo dei manga e ai classici come One Piece e Pirati dei Caraibi. “Il mare è una parte fondamentale della mia vita, mio nonno era un ammiraglio”, ha rivelato Caporali, sottolineando l’importanza dell’elemento marittimo nella sua storia. L’arca è quindi un viaggio che unisce la magia dell’infanzia con la dura realtà che molti giovani devono affrontare oggi.
La trama e i protagonisti
Il film è ambientato tra Roma e Civitavecchia e segue le vicende di due ragazzi di vent’anni, Martin e Ryan, interpretati rispettivamente da Francesco Venerando e Malich Cissé. Martin è un giovane ribelle che desidera sfuggire alle convenzioni sociali, mentre Ryan è un migrante africano arrivato in Italia in cerca di un futuro migliore, ma che si scontra con le difficoltà del sogno europeo. La loro amicizia si intensifica quando decidono di riparare una vecchia barca a vela abbandonata, con l’intento di permettere a Ryan di tornare a casa dalla sua famiglia.
Tuttavia, il percorso che intraprendono non è privo di ostacoli. “Oggi, non si può più parlare di ‘sogno europeo'”, ha riflettuto Caporali, evidenziando come molti giovani stiano cercando fortuna altrove, come in America. Il regista ha espresso il desiderio di vedere un cambiamento, sottolineando che la responsabilità di migliorare la situazione ricade anche sulle nuove generazioni.
Le sfide del cinema indipendente
Caporali ha affrontato anche le difficoltà legate alla distribuzione del film. Alcuni distributori hanno mostrato scetticismo nei confronti del progetto, ritenendo che la mancanza di nomi noti nel cast potesse rappresentare un ostacolo. “Noi giovani dobbiamo sempre confrontarci con una vecchia scuola che non sempre è aperta al cambiamento”, ha affermato. Nonostante queste sfide, il regista ha trovato supporto in produttori come Undicidue3, che gli hanno offerto l’opportunità di realizzare il suo sogno di creare un film indipendente.
Dopo aver diretto diversi cortometraggi, tra cui La tragedia, vincitore di premi a livello nazionale e internazionale, Caporali ha visto in L’arca una grande occasione per esprimere il suo amore per il cinema e per il talento della sua generazione. Ha collaborato con compositori di musica originale e un montatore esperto, assicurandosi che ogni aspetto del film rispecchiasse la sua visione creativa. “Per me, il cinema è una scelta di vita e continuerò a perseguire questa strada”, ha concluso Caporali, rimarcando la sua determinazione nel sostenere i giovani talenti del settore.