Violetta in solitudine fino alla conclusione, Corinne Winters affascina Roma

Ivan Lombardo

Luglio 20, 2025

Una Violetta Valèry solitaria fino alla fine, che assiste impotente alla dissoluzione del sogno di “essere amata amando”, dopo una vita trascorsa in relazioni superficiali, dominate dal denaro. La protagonista de “La Traviata” muore in un letto d’ospedale, priva di sostegno, mentre il suo Alfredo si trova lontano, accanto al padre. La grande Corinne Winters ha interpretato magistralmente il ruolo principale del capolavoro verdiano del 1853, ispirato al romanzo “La Signora delle Camelie” di Alexandre Dumas figlio, presentato al Caracalla Festival, sotto la direzione della regista Sláva Daubnerová. Nonostante una leggera indisposizione, il soprano americano ha voluto esibirsi sul palcoscenico delle magnifiche Terme, offrendo al pubblico una performance notevole, grazie alle sue doti di attrice intensa e appassionata, già apprezzate a Roma in “Madame Butterfly” al Circo Massimo nel 2021, e in opere come “Dialogues des Carmelites”, “Káťa Kabanová” e più recentemente “Suor Angelica” ad aprile.

La regia e il tema centrale

La Parigi evocata nel dramma è solo un’ombra nel debutto italiano della regista slovacca, la quale è nota per le sue visioni focalizzate sulla femminilità. In questa messa in scena, il tema centrale non è tanto l’amore tormentato tra Violetta e Alfredo, quanto piuttosto la morte, già anticipata nel preludio dall’entrata in scena di medici e infermieri, accompagnata da una lettiga con il corpo della protagonista avvolto in un lenzuolo. L’elemento tragico si ripete in continuazione, dal ballerino che simboleggia la morte, alle due danzatrici che interpretano il cigno bianco e il cigno nero, fino al celebre brindisi del “Libiamo…”, eseguito con un ritmo più lento rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un invito a godere dei piaceri della vita. I personaggi si muovono come in un corteo funebre, mentre le zingarelle-veggenti, velate di nero, e l’enorme busto di donna senza testa che incombe sulla scena, si aprono alla fine per accogliere il letto dell’addio alla vita della protagonista. Si percepisce una volontà di caricare il racconto di momenti simbolici, talvolta trascurabili, come il riferimento all’asta dei beni messi in vendita dopo la morte nel 1847 della giovane prostituta, che ha ispirato Dumas. La regista Daubnerová ha commentato: “Violetta è l’archetipo della donna ‘caduta’. Anche il rapporto romantico ed erotico con Alfredo rappresenta un ultimo tentativo di sottrarsi alla morte, un istinto basilare che lega eros e thanatos.

Le performance e l’applauso finale

Tra gli interpreti, ha brillato il Germont di Luca Micheletti. Meno convincente si è rivelato il tenore polacco Piotr Buszewski nel ruolo di Alfredo. Alla fine, il pubblico ha applaudito tutti, dal coro diretto da Ciro Visco, alla regia e al direttore Francesco Lanzillotta sul podio. Tuttavia, anche in questa occasione, dopo “Resurrezione” alla Basilica di Massenzio e “West Side Story” alle Terme, un aspetto negativo è stata l’amplificazione, che non ha reso giustizia a produzioni di tale impegno, appiattendo voci, sfumature, dinamiche e colori. È risaputo che all’aperto tutto risulta più difficile, ma si può sicuramente migliorare. “La Traviata” avrà cinque repliche: il 23 e 27 luglio, il 1°, 2 e 3 agosto. Nei giorni 1 e 3 agosto, Violetta sarà interpretata da Hasmik Torosyan e Alfredo da Oreste Cosimo. Il 27 luglio e il 2 agosto, Germont sarà Gustavo Castillo. Le coreografie di Ermanno Sbezzo saranno interpretate da Alessio Rezza e Michele Satriano (la morte), Alessandra Amato (cigno nero), Federica Maine (cigno bianco) e dal Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.