Sanità: l’Italia si oppone agli emendamenti Oms sulla gestione delle pandemie

Diletta Rossi

Luglio 19, 2025

Il 19 luglio 2025, il ministro della Salute italiano, Orazio Schillaci, ha ufficialmente comunicato il rifiuto degli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale (IHR) adottati nel 2024 dall’Assemblea mondiale della sanità. In una lettera indirizzata al direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, l’Italia ha preso una posizione simile a quella degli Stati Uniti, sottolineando la propria opposizione a tali modifiche che avrebbero dovuto entrare in vigore a partire da settembre.

Il contesto degli emendamenti

Gli emendamenti in questione erano stati concepiti come una risposta alle criticità emerse durante la pandemia di Covid-19. Secondo i sostenitori della riforma, il Regolamento sanitario internazionale aveva mostrato delle lacune nella gestione delle emergenze sanitarie globali. L’obiettivo principale di tali modifiche era quello di rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta contro le pandemie, promuovendo una maggiore solidarietà e equità tra i Paesi. Tuttavia, il ministro Schillaci ha ritenuto che tali cambiamenti avrebbero potuto compromettere la sovranità nazionale dell’Italia.

La lettera di Schillaci, inviata il 18 luglio, rappresenta una chiara presa di posizione contro le politiche sanitarie globali che, secondo il governo italiano, potrebbero limitare la capacità del Paese di prendere decisioni autonome in materia di salute pubblica. Questo rifiuto si colloca all’interno di un dibattito più ampio riguardo alla governance sanitaria globale e al ruolo delle organizzazioni internazionali nel coordinare le risposte alle crisi sanitarie.

Le reazioni internazionali

Il rifiuto degli emendamenti da parte dell’Italia non è un caso isolato. Anche l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump si era opposta a queste modifiche, sostenendo che violassero la sovranità degli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dall’agenzia France-Presse, il presidente Trump aveva deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’Oms all’inizio del suo secondo mandato, una mossa che aveva suscitato ampie critiche a livello internazionale. Tuttavia, il Dipartimento di Stato americano ha chiarito che, nonostante il rifiuto, gli emendamenti rimangono vincolanti per il Paese.

Il segretario alla Salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., insieme al segretario di Stato Marco Rubio, ha espresso preoccupazione per il potenziale impatto di questi emendamenti sulla politica sanitaria americana. Hanno dichiarato che tali modifiche rischiano di interferire con il diritto sovrano degli Stati Uniti di sviluppare la propria politica sanitaria, ponendo gli interessi degli americani al primo posto.

Il futuro della governance sanitaria globale

L’introduzione degli emendamenti ha sollevato interrogativi cruciali riguardo alla governance della salute globale. Questi emendamenti avrebbero introdotto il concetto di “emergenza pandemica” e avrebbero cercato di garantire una maggiore solidarietà tra i Paesi nel fronteggiare le crisi sanitarie. Tuttavia, le obiezioni sollevate dall’Italia e dagli Stati Uniti riflettono una crescente preoccupazione per la sovranità nazionale e la possibilità di influenze esterne sulla politica sanitaria interna.

Nel 2025, gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Joe Biden, hanno partecipato ai negoziati per un accordo globale più ambizioso, ma non sono riusciti a raggiungere un consenso. La richiesta di maggiori tutele per i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini americani ha rappresentato uno dei punti critici. L’ex segretario di Stato Antony Blinken aveva accolto favorevolmente gli emendamenti, ma i suoi successori hanno espresso riserve, evidenziando la vulnerabilità dell’Oms a pressioni politiche, in particolare da parte della Cina, durante le epidemie.

La situazione attuale pone interrogativi su come le nazioni potranno collaborare in futuro per affrontare le pandemie, mantenendo al contempo il rispetto per le proprie sovranità e le singole politiche sanitarie.